venerdì 22 giugno 2007

riflessioni

Questo lavoro (sono un ristoratore ) ti tempesta, durante la giornata, di tanti input che assimili senza nemmeno rendertene conto. Potrei parlarvi di almeno cento modi che la gente usa per maneggiare il pane: c’è chi lo ripone sul bordo del piatto evitando accuratamente il contatto con il tovagliato, chi ne fa piccole palline con le dita, chi morde direttamente l’intera fetta e chi invece ne stacca un pezzo più o meno grande da portarsi alla bocca; chi divide la mollica dalla crosta e la lascia poi sparsa sul tavolo o chi ne fa piccoli blocchi da sovrapporre l’uno sull’altro in maniera ordinata; chi ( e questo è davvero strano ) lo tocca solo con pollice ed indice tenendo leggermente alzate le dita restanti, quasi fosse una cosa sporca.
Eppure, a volte, cose più importanti della tua vita ti sfuggono come acqua tra le mani. E così ti dimentichi del volto di tuo padre, del suono della sua voce, dell’odore della sua brillantina. Del dolore provato ai suoi schiaffi, del conforto dei suoi consigli. Delle lunghe giornate estive passate a giocare con gli amici sul muretto vicino casa. E invece stai qui con la testa piena di cazzate che non hai nemmeno chiesto di ricordare, di cose di cui avresti fatto volentieri a meno. Le normali giornate ti lasciano delle tracce che sulle prime sembrano insignificanti e che invece si abbarbicano in maniera tenace agli angoli più nascosti della memoria. Me ne importa un cavolo di come la gente maneggia il pane o le posate eppure sto qui a decantarne i mille modi diversi! Sarà forse perché, in un posto addormentato come la nostra città, ti rimane talmente tanto spazio vuoto nei files della giornata che in qualche modo dovrai pure riempirli. E adesso che è arrivata l’estate sarà ancora peggio Ditemi la vostra.

5 commenti:

pirulo ha detto...

Ciao Francesco, sono Christian.......riflessioni......bello spirito di osservazione....per il resto, sento della malinconia un po' per tutto il blog, anche nelle tue parole mi sembra esserci, sarà sto caldo improvviso, del quale ci eravamo dimenticati, o chissa' ....cosa......

francescoscipioni ha detto...

il caldo e soprattutto l'umidità di questi giorni lascia fiorire come muffa,sicuramente indesiderata, una tristezza a cui non so sfuggire.l'unica soluzione è abbandonarsi ad essa perché può essere piacevole (se breve).

Francesco Panella ha detto...

Potrei parlarti della gente di qui, della malinconica esistenza trascorsa in opprimenti routines fatte di bollette, figli, quaderni, orari, giorni scanditi da momenti sempre uguali, grigi anche in piena estate, dell'ignoranza suprema che regna in questa piccola città, che conserva intatta dopo secoli quell'antico spirito rurale che risiede nelle rive di un lago che non c'é più. No caro Cristian non é il caldo, é la piattezza delle nostre quotidiane vite fatte di buongiorno grazie e arrivederci. Il nostro spazio vitale é ridotto ai minimi termini e l'alientante gabbia sociale detta ed impone questi ritmi, che sicuramente con queste temperature scorrono molto, troppo lentamente, e ci aggrappiamo ai ricordi per non morire dentro. Grazie Fra

francescoscipioni ha detto...

......perché l'unica certezza è il passato

Urbano ha detto...

riflessioni .... osservazioni ... caldo improvviso .... tristezza ..... certezze .... passato ....
ricordi ...... momenti .... routine ....

Questa è la vita .... e non si scappa ...