sabato 19 maggio 2007

Buongiorno a tutti.. la mia prima passione..



Oggi voglio dedicare l'unico Post quotidiano alla mia prima passione giovanile, la musica Rap ( letteralmente "chiacchiera" ) , dalle avventure sonore con i Public Enemy e i Run D.M.C. ai primi mixaggi e registrazioni con amici etc.., ma sfogliando il video da inserire e cercando un esponente contemporaneo che possa rappresentare questo genere musicale, nato alla fine degli anni sessanta nel Bronx di New York, e creato utilizzando due piatti e mixando basi su cui una voce articola un testo parlato spesso con tematica politica o sociale, ho scelto il bianco Eminem, e la sua originale creatività musicale. Questo giovane talento, contravvenendo alla storia ed alle origine di questa corrente musicale, che nasce dal disagio sociale delle comunità nere ed afroamericane degli Stati Uniti che viene sfogato raccontando le proprie storie di vita che manifestano con un linguaggio duro e volgare, la propria rabbia e la propria frustrazione, si é fatto strada sgomitando tra i mostri sacri fisicati e cattivi che circolano nell'ambiente. Gangsta Rap o G-Rap è un genere musicale derivato dall'hip hop/rap appunto, che attraverso testi violenti e spesso misogini si sofferma su temi come droga, sesso, armi, ed in generale le attività mafiose inerenti lo stile di vita delle bande di strada (come i crips) e dei gangsters.
La sua storia é narrata nel film 8 Mile, in cui Eminem, classe 1972, al secolo Marshall Mathers, da cui il soprannome che, in inglese, si legge come 'M and M', vincitore di numerosi dischi di platino, interpreta se stesso. 8 Mile(Ottavo miglio) è il confine degradato e povero della città di Detroit, un confine duro e spesso ostile da superare, per poter realizzare i sogni di un giovane talento della scrittura in rima e della ritmica nera. Nel film oltre ad Eminem c'è Kim Basinger ed é ben diretto dal premio Oscar Curtis Hanson. Molto bello, anche per chi non propende per questo tipo di genere musicale. Girato, montato, e scritto bene, con un ottima colonna sonora di Dr. Dre in collaborazione con lo stesso Eminem. Toccante.

Ladies & Gentlemen " Lose Yourself " - Eminem



Discografia

1. Infinite (1996) [Tracklist]
2. The Slim Shady ep (1998)
3. The Slim Shady lp (1999) [Tracklist]
4. The Marshall Mathers lp (2000)
5. The Eminem show (2002) [Tracklist]
6. Music from and inspired by the motion picture 8 Mile (2002, colonna sonora, album collettivo) [Tracklist]
7. Encore (2004) [Tracklist]
8. Curtain call: the hits (2005) [Tracklist]
9. Eminem presents: the re-up (2006, album collettivo)

venerdì 18 maggio 2007

Lentamente ..



Lentamente muore

Lentamente muore chi diventa schiavo dell'abitudine, ripetendo ogni
giorno gli stessi percorsi, chi non cambia la marca, chi non
rischia e cambia colore dei vestiti, chi non parla a chi non conosce.

Muore lentamente chi evita una passione, chi preferisce il nero su
bianco e i puntini sulle "i" piuttosto che un insieme di emozioni,
proprio quelle che fanno brillare gli occhi, quelle che fanno di uno
sbadiglio un sorriso, quelle che fanno battere il cuore davanti
all'errore e ai sentimenti.

Lentamente muore chi non capovolge il tavolo, chi è infelice sul
lavoro, chi non rischia la certezza per l'incertezza, per inseguire un
sogno, chi non si permette almeno una volta nella vita di fuggire ai
consigli sensati. Lentamente muore chi non viaggia, chi non legge, chi
non ascolta musica, chi non trova grazia in se stesso. Muore lentamente
chi distrugge l'amor proprio, chi non si lascia aiutare; chi passa i
giorni a lamentarsi della propria sfortuna o della pioggia incessante.

Lentamente muore chi abbandona un progetto prima di iniziarlo, chi non
fa domande sugli argomenti che non conosce, chi non risponde quando gli
chiedono qualcosa che conosce.
Evitiamo la morte a piccole dosi, ricordando sempre che essere vivo
richiede uno sforzo di gran lunga maggiore del semplice fatto di
respirare.

Soltanto l'ardente pazienza porterà al raggiungimento di una splendida
felicità.

(P. Neruda)

In tutto ciò ...
cercate.. scaricate..e ascoltate almeno un miliardo di volte :

I love you my Hope - Hird feat. Yukimi Nagano

giovedì 17 maggio 2007

Un estate al mare



Titolo Un' estate al mare
Autore Culicchia Giuseppe
Prezzo
Prezzo di copertina € 15,50
Dati 2007, 207 p., rilegato
Editore Garzanti Libri (collana Nuova biblioteca Garzanti)

Il denominatore comune dei libri di Culicchia è che una volta cominciati è impossibile non portarli a termine. E per vedere la fatidica ultima pagina di solito non occorrono che un paio di giorni. Ma l'immediatezza comunicativa, la scioltezza del dipanarsi della storia, lo scorrere ricorsivo delle pagine, non è cosa da poco: è frutto di una costruzione a tavolino, di una lotta intestina dello scrittore per scarnificare ogni frase, ogni concetto, alla ricerca di uno stile immediato e fluido. Questo libro testimonia ancora una volta il talento di Culicchia. Il rumore dei mondiali di calcio è un brusio appena percettibile nel romanzo, ma persistente, il ronzio fastidioso e continuo che sentiamo tutti i giorni alla radio, alla macchinetta del caffè in ufficio, facendo zapping alla televisione. I due protagonisti sono antipatici, fastidiosi, quasi borderline... ma sono reali, fatti di carne e sangue, credibilissimi. Ascoltando le persone che abbiamo attorno non possiamo non riconoscerne i tratti, le piccolezze, le sottili "meschinerie"...
Il romanzo, stratificato su più livelli, affronta quel particolare momento della vita in cui un uomo si confronta col proprio padre, e riesce finalmente a vederne l'uomo sotto, le debolezze, la sofferenza, e il peso del ruolo. Bravo Culicchia.

Altre pubblicazioni di Giuseppe Culicchia

Liberi tutti, quasi
Culicchia Giuseppe, Garzanti Libri
€ 8,00

Ritorno a Torino dei signori Tornio. Atto unico
Culicchia Giuseppe, Einaudi
€ 8,50

2006


Ecce Toro

Culicchia Giuseppe, Laterza
Prezzo di copertina € 9,00


Muri e duri. Analisi, esegesi, fenomenologia comparata e storia dei reperti vandalici in Torino

Culicchia Giuseppe, Priuli & Verlucca
€ 12,00

Il paese delle meraviglie
Culicchia Giuseppe, Garzanti Libri
Prezzo di copertina € 8,50

Torino è casa mia
Culicchia Giuseppe, Laterza
Prezzo di copertina € 9,00

2004


Tutti giù per terra

Culicchia Giuseppe, Garzanti Libri
Prezzo di copertina € 7,50

2003

A spasso con Anselm
Culicchia Giuseppe, Garzanti Libri
Prezzo di copertina € 7,00

2002


Ambarabà
Culicchia Giuseppe, Garzanti Libri
€ 5,90 (Prezzo di copertina € 6,50 Sconto IBS)

2000

Ambarabà
Culicchia Giuseppe, Garzanti Libri
Prezzo di copertina € 9,81


Bla bla bla

Culicchia Giuseppe, Garzanti Libri
Prezzo di copertina € 6,20

1999

Paso doble
Culicchia Giuseppe, TEA
€ 6,71

1998


Clash
Campo Alberto; Culicchia Giuseppe, Giunti Editore
€ 10,33

Paso doble
Culicchia Giuseppe, Garzanti Libri
Prezzo di copertina € 7,23

Facciamoci due risate con Luca Giurato!

mercoledì 16 maggio 2007

Love street

The doors - Jim morrison - Love street song

Edith Piaf, la perdente di successo

Posto un mio articolo sulla mitica Edith pubblicato oggi dal Secolo d'Italia.
Colgo l'occasione per salutare tutte le persone che partecipano a questo splendido blog!
Roberto
No, niente di niente. Non ha rimpianto niente. Né il bene che le hanno fatto, né il male, per lei è del tutto uguale. Lo ha cantato nella sua struggente canzone-epitaffio (Non, je ne regrette rien), quella che meglio di qualsiasi altra la racconta fino in fondo, incisa per la prima volta nel ’60, quando è già la chanteuse più celebre di Francia, applaudita anche oltreoceano. La fine è vicina ma lei non si sottrae, continua a schiacciare l’acceleratore della sua folle vita. Non evita gli ostacoli, tira dritto buttando giù dolori e amori, lasciandosi travolgere, cadendo e rialzandosi, drogando la fatica, aggrappata con tutta la forza che le rimane al microfono, perché la sua voce - come in un incantesimo - si liberi una volta di più. Il pubblico venera incondizionatamente quella donna piccola e dall’apparenza fragile, venuta fuori dal nulla dei marciapiedi parigini di Belleville, cresciuta nel bordello di famiglia in Normandia e devastata da malattie e drammi personali. Geniale e dissoluta, dolce e aggressiva, assetata di amore quanto insopportabilmente insolente, Edith Piaf è una perdente di successo, le cui eccezionali doti artistiche sono pari solo ad un inguaribile talento per l’infelicità. La ammirano gli intellettuali di destra per il suo non-conformismo, per quel senso di ribellione e inquietudine che ispirerà successivamente molti di loro. La ama il popolo perché ne canta speranze e delusioni. Perché è una di loro. La amano persino i legionari e quelli dell'Oas, i fedelissimi all'idea dell'Algerie francaise, uomini duri e poco inclini al sentimentalismo. Amore ricambiato: Edith dedica Non, je ne regrette rien proprio alla Legione Straniera, che ne farà un inno, tanto da essere cantata ancora oggi nelle loro parate. Per i “piedi neri” invitati dall’odiato De Gaulle a lasciare le loro case nell’Algeria francese la canzone rappresenta un vero e proprio viatico. Abbandonando la colonia nordafricana, i riottosi Parà trovano conforto in quelle parole. E da allora la destra francese, ma non solo, sentirà quella canzone come un inno e la Piaf ne rappresenterà un’icona, la bandiera di chi non si piega ed è sempre pronto a ricominciare, di chi sa - per dirla con Nietzsche - che ciò che si fa per amore è al di là del bene e del male. In Italia saranno Gabriella Ferri e Patty Pravo - entrambe canteranno e incideranno una versione italiana di Non, je ne regrette rien - a contendersi l’etichetta di "Piaf italiana", la popolana del Bagaglino e l’aristocratica del Piper. Comunque, alla Piaf tutto le è perdonato. Persino il fatto che durante l’occupazione tedesca di Parigi lei avesse continuato ad esibirsi nei cabaret per una folla che cercava di scrollarsi di dosso il lutto per la disfatta, le sue amicizie politicamente scorrette con collaborazionisti e tedeschi, grazie alle quali riesce a far passare al vaglio della censura tedesca testi che probabilmente altri artisti si sarebbero visti rigettare, come Le Fanion de la Légion, canzone spudoratamente non-conformista, della serie "la mia patria è dove si combatte per le mie idee". Fondamentalmente anarchica, libertaria e ribelle, Edith è donna di mille contraddizioni, sempre sopra le righe. Un aneddoto significativo lo ha raccontato Norbert Glanzberg, compositore di tanti artisti di music-hall e amico della Piaf. Incontrandolo in un vagone ristorante e alla presenza di militari tedeschi, lei lo apostrofa a voce alta: «Tò, ecco il mio giudeo!». Glanzberg venne arrestato in una retata, ma solo diverso tempo dopo e non certo a causa della battuta della cantante, ma lei volle assisterlo, dimostrando una generosità altrettanto disarmante. Dal 4 maggio Edith è tornata nelle sale italiane con un film di Olivier Dahan, La Mòme (la bambina), che nella versione italiana ha preso il nome de La vie en rose, dal titolo della sua canzone più celebre (scritta, come molte altre della sua produzione, da lei stessa), vera e propria colonna sonora della Francia del secondo dopoguerra, ma nello stesso tempo quella che meno ne rappresenta la vita tormentata, tutt’altro che rosa. E’ tornata, perché stavolta è proprio la sua voce ad irrompere sul grande schermo. La sua prima consacrazione cinematografica era arrivata già nel ’73, appena dieci anni dopo la morte, ma nel film – intitolato semplicemente Piaf – le canzoni sono affidate a Betty Mars e l’effetto non è certamente lo stesso. Nella pellicola di Dahan, presentata al 57esimo festival di Berlino – che, va detto, ha riscosso un grande successo in Francia ed un’accoglienza più tiepida da parte del pubblico italiano malgrado la diffusa attenzione della stampa – l’attrice chiamata ad interpretarla, la bellissima Marion Cotillard, brava nell’imitarne gli atteggiamenti, si limita opportunamente al playback. Confrontarsi con una leggenda è oltremodo difficile, ma l’attrice francese - giunta alla notorietà internazionale per aver recitato accanto a Russel Crowe in Un’ottima annata - supera dignitosamente la prova nonostante non assomigli affatto alla Piaf, (Edith era “alta” meno di un metro e mezzo, meno bella e decisamente più carismatica). L’attrice ha confessato: «Ho avuto difficoltà ad interpretare Edith quando era anziana, lei è morta a più di settant'anni (sic!). Quelle scene mi mettevano in difficoltà perché non so cosa significhi essere vecchi». Peccato che la Piaf sia morta a soli quarantotto anni, anche se, devastata com’era da lutti (l’unica figlia muore a soli due anni per meningite), incidenti, droga, alcool, coma epatici, artrite e malattie varie, ne dimostrava molti di più. Nelle intenzioni del regista, Olivier Dahan, il film non voleva essere un “biopic”(biografic picture, il genere delle biografie cinematografiche): «Volevo descrivere quello che mi interessava, seguendo le mie idee in maniera soggettiva, per realizzare un omaggio, un ritratto, non una ricostruzione biografica». E in effetti la pellicola, pur non rinunciando a dosi massicce quanto superflue di melodramma, è costruita in maniera non convenzionale con piani temporali sapientemente mescolati che alternano disordinatamente ma suggestivamente i trionfi americani (il film si apre con il concerto di New York del ’59, dove riceve una standind ovation di sette minuti) con gli inizi difficili, il successo planetario con la miseria e le sventure familiari, i grandi teatri con le luci rosse di Pigalle popolate di ruffiani e prostitute. Il film cambia marcia, diventando lento e finendo con il trascinarsi stancamente, quando si sofferma sulla storia d’amore, intensa quanto sfortunata, con Marcel Cerdan (Jean-Pierre Martins). Quando Edith incontra il famoso pugile algerino francese ha trentaquattro anni ed è una cantante affermata ma – per un macabro scherzo del destino – il pugile morirà in un incidente aereo proprio mentre sta per raggiungerla dall’altra parte dell’oceano, dove sperava di riprendersi il titolo di campione dei pesi medi che gli era stato strappato da Jack La Motta, il famoso “Toro scatenato”. Il regista sorvola sui matrimoni e sui tanti amori burrascosi della cantante, quando – diventata famosa – sarà lei a farsi pigmalione, amica e amante capricciosa di giovani artisti spiantati come Yves Montand, con il quale si esibirà al Moulin Rouge, e Charles Aznavour. La scelta dei comprimari, in compenso, è pienamente indovinata. Gérard Depardieu è un credibilissimo Louis Leplée, il primo impresario, colui che per Edith Giovanna Gassion inventa lo pseudonimo di Mòme Piaf (bambina passerotto in argot): «E’ l’uccello di Parigi, l’uccello della città, quello che danza da una finestra all’altra». E’ Leplée a lanciarla nel ’35 sul palco del Gerny’s, il cabaret degli Champs Elysées. Quando viene ammazzato, in circostanze oscure, le indagini sfiorano persino la Piaf, che pure chiamava “papà Louis” l’uomo che aveva creduto e investito nel suo talento. La madre, cantante di strada che la abbandona senza scrupoli, è ben interpretata da Clotilde Courau (moglie di Emanuele Filiberto di Savoia). Il successo definitivo, destabilizzante, che trascina con sè la vocazione autodistruttiva, arriva più tardi, grazie a nuovi impresari, come Raymond Asso che, a differenza dell’omosessuale Leplée, ha con lei una lunga relazione. Quando si spegne, l’11 ottobre del ’63, è a Grasse, la città dei profumi, per trascorrere l’ennesima convalescenza dopo la broncopolmonite che le sarà fatale. Esprime il desiderio di tornare nella sua Parigi e al suo ultimo compagno - il giovane Theo Sarapo, altro giovane da lei lanciato nel mondo della musica - non rimane che caricarne il corpo inanimato sul sedile posteriore dell’automobile e puntare sulla capitale francese. A Parigi, al numero 5 di rue Crespindu-Gast, dal ’77 è aperto il Museo Piaf, i cui pezzi forti sono il famoso vestitino nero da Pierrot disperato e la croce d’oro che la cantante non si toglieva mai. Ancora oggi un giornale, stampato in seimila copie, appare ogni mese nelle edicole francesi per raccontarne il mito. Ad alimentarlo è attiva, dal ’67, l’associazione Les Amis d’Edith Piaf: in quarant’anni hanno ottenuto la creazione di una piazza, di una statua, di un francobollo e di una rosa, battezzata nella chiesa della Madelaine. Lei riposa nel cimitero parigino di Père Lachaise. Il funerale rappresentò un vero e proprio avvenimento popolare, l’ultimo grandioso evento. Avvertito della sua morte, Jean Cocteau, sofferente di cuore, non fece in tempo a parteciparvi, morì d’infarto poche ore dopo. Del resto non molto tempo prima aveva scritto: «Se non c’è più Madame Piaf che canta, resta solo la pioggia che cade, il vento che fischia, la luna che si oscura».

Ieri sera..

Ieri sera sfogliavo un vecchio libro che da anni non aprivo e di pagina in pagina cresceva in me l'irrequietezza per quei versi poetici tanto brevi quanto intensi.
Ho provato emozioni e sentimenti cosi forti che non posso non farvene partecipi.
Ho scelto tre poesie tra le centinaia che contiene questo volume di tale J.D. Morrison, conosciuto ai più come carismatico leader di un noto gruppo rock degli anni Settanta.. un poeta che mi ha piegato l'anima, indelebilmete...


Liberazione


Quando la mente si spalanca

e l'inconscio core liberato

verso approdi di mistero

si incontrano amici, maestri, sorelle.

Quando lo sguardo si spegne

si accendono colori & mondi mai visti

si scorgono i tratti del Paradiso

le tracce degli Inferni.

Quando la volontà mette disordine

nella prigione dei sensi

crollano pareti, si spezzano catene

corrono le strade verso il Regno della Libertà.


Vivendo la mia vita


Il mio tempo é un ascensore di sabbia

che sale verso un tetto estremo

verso un domani

che mi aspetta indifferente.

Il panorama delle mie nostalgie

lo spettacolo del mio stato di grazia

visioni senza vertigini

negli occhi della memoria


Antidoto


Metti a nudo

tutte le tue paure,

specialmente quelle più antiche

& profonde,

spogliale

di qualunque reticenza.

Scoprirai che,

portate alla luce e denudate,

esse perdono,

come d'incanto,

tutto il loro malefico potere,

specialmente

la paura sovrana;

quella di essere libero.


Tratte da " Jim Morrison Poesie Apocrife " di Jacques Rochard - Edizioni Kaos

P.S.: Jacques Rochard é un grafico francese, che sostiene di aver incontrato Morrison a Parigi nel 1980 e al quale Morrison stesso avrebbe confessato di aver inscenato la propria morte per sottrarsi alla pressione della popolarità e dedicarsi alla poesia, ma questa é un altra storia..

martedì 15 maggio 2007

Francesca ci riprova - Lian -



Dopo aver ricevuto l'invito a partecipare domani sera alla sua mostra atelier, che si terrà in quel di Via degli Enotri 8, in Scalo San Lorenzo, a Roma, non posso fare a meno di ringraziare Francesca Calligaro che Sabato ho avuto il piacere di incontrare al Celebrity Golf Cup, e pubblicare qui e per tutti le sue splendide foto.
Vedere per credere..



Per chi volesse saperne di più il sito di Fra é linkato sul titolo del Post.
Basta cliccare..

Remo Anzovino



Dopo il grande successo riscosso nella classifica Jazz di iTunes, è finalmente disponibile il cd Dispari di Remo Anzovino.
La musica di Remo Anzovino avanza veloce. Bisogna sbrigarsi ad afferrarla. A conoscerla. Potreste non ritrovarla.
Attraversa i decenni con un trascinante passo di danza. Parte dalle immagini di Nanuk l’eschimese, film del canadese Robert Flaherty del 1920 e velocemente, in punta di piedi, attraversa la storia dell’espressionismo tedesco, le storie del cinema di Pabst, di Murnau, le tragiche vicende di Louis Brook, le passioni travolgenti della fotografa Tina Modotti, fino a toccare i punti cardine della nostra sensibilità contemporanea.
Il cinema in fondo è solo un pretesto: per suonare, per scrivere musica e moderne canzoni. Alle quali mancano davvero solo le parole. Per il momento soltanto, però. Un domani, chissà.
Nelle canzoni che ascolterete non c’è intenzione di fare restauro, ma piuttosto un pizzico di sensibilità di ogni epoca attraversata. Il cinema è solo una fonte di ispirazione inesauribile per Anzovino. Cinema muto. Dunque cinema puro. Che nasconde i dialoghi, i rumori, i suoni, gli odori.
Gli anni 20 solo il primo passo di danza, quello che mette il compositore nel giusto stato d’animo per creare la sua musica: l’epoca in cui tutto deve ancora avvenire. Come l’alba del mondo. C’è frenesia, urgenza e spontanea creatività. L’ispirazione brucia e non c’è tempo da perdere. Tanta musica da scrivere soltanto. Gli anni 20 sono il fondale. Poi arrivano gli attori e i personaggi che attraversano la nostra storia di uomini che ci portiamo dietro una sensibilità ricca di sfumature e di suggestione: per tutte le immagini viste, le storie sentite.

www.cinemusic.it

Un uomo, ehm!..un mito - Den Arrow (Consiglio vivamente di guardare il video, esilerante.. )



Manuel Stefano Carry, in arte Den Harrow, nasce nel 1962 a Boston, negli States. Già nel 1983 Den Harrow ha la fortuna di incontrare Enrico Ruggeri e di sfruttare il suo aggancio nella produzione del suo primo disco: "To Meet Me". Il 45 scala le classifiche inglesi, raggiungendo il secondo posto. Un buon terzo posto Den Harrow lo ottiene invece con il suo secondo singolo "A Taste Of Love", che conquista il mercato italiano, greco e spagnolo, oltre a quello del Regno Unito.
L'anno successivo, il 1984, è da ricordarsi come una data storica: tre dischi d'oro e un milione di copie vendute: esce il nuovo disco di Den Harrow, destinato a divenire canzone simbolo dell'intero decennio italiano. Non c'è bisogno di aggiungere che il 45 in questione è "Mad Desire".
Nel 1985 Den Harrow sforna il suo primo album: "Overpower" da cui è tratto il singolo "Future Brain" che gli permette di vincere le edizioni di Festivalbar e di Vota La Voce dell'anno 1985.
Il 1986 invece è l'anno di tre altri grandi successi: "Catch The Fox", "Charleston" e "Bad Boy", che in totale fruttano un milione e mezzo di copie vendute, un disco d'oro in Francia e il Grammy "Otto Walht" d'argento (per il secondo miglior cantante europeo). A questo si deve aggiungere il raggiungimento di tre Top Five nel nostro Paese.

Nel 1987 Den Harrow riesce a ultimare un nuovo album intitolato "Day By Day" e ad estrarne due singoli destinati ad avere successo: "Born To love", che gli permette di aggiudicarsi il Festivalbar '87 e "Don't Break My Heart", brano con il quale Den Harrow entra nelle Top Five in Italia, Gracia, Germania e Banelux; inoltre con quest'ultimo brano si guadagna un nuovo disco d'oro in Francia e un disco di platino in Canada. Durante l'anno successivo Den Harrow rimane in classifica in Germania e Inghilterra per dodici mesi, conquistando un nuovo Grammy, addirittura superando Michael Jackson in classifica e raggiungendo un nuovo disco d'oro.
Sul finire del decennio, Den Harrow sforna un nuovo album: "Lies". La BMG Ariola tedesca è entusiasta dell'ellepì e decide così di acquistarne i diritti, pagando 6 milioni di marchi. Inoltre lo stesso anno, il 1989, Den Harrow accetta la parte di protagonista nel suo primo film, divenendo anche testimonial di Coca-cola e Adidas. Nel 1992 Den Harrow ha la possibilità sempre in Germania di firmare un'esclusiva con la Polydor. Ciò lo porterà a lavorare all'estero e a produrre un nuovo album, "All I Want Is You", con la produzione di Jennifer Rush e Natalie Cole. L'album in Germania raggiunge il quarto posto in classifica e vende 800.000 copie.
L'anno seguente sempre grazie alla produzione di Natalie Cole, Den Harrow partorisce un quinto album, "Real Big Love", che gli frutta un ottavo posto nelle chart U.k., entrando anche nella Top Ten tedesca. Segue poi una tournèe di ben 40 tappe, con l'accompagnamento del gruppo americano Womach & Womach.

Finalmente nel 1995 Den Harrow torna in Italia e si mette al lavoro su due bei pezzi: "I Need A Lover" e "Tomorrow Is Another day". I due singoli sono supportati da una forte campagna pubblicitaria che vede Den Harrow ospite al "Maurizio Costanzo Show", a "Buona Domenica", a "Non E' La Rai", a "Super Jerry Scotti" e ancora a "Re Per Una Notte". In seguito Den Harrow Harrow risale sul palcoscenico del Festivalbar in tre tappe diverse.
Tra il '96 e il '97 Den Harrow è impegnato in un nuovo tour: "European Strip Tour E La Musica Si Spoglia", che si svolge in Italia da Febbraio ad Aprile e che prosegue in Europa fino all'8 Giugno. Si trasferisce poi in California per realizzare la serie "Sunset Beach", seguito di "Bay Watch".
Nel 1997 esce poi un cd per l'etichetta DIV intitolato "Back From The Future". L'album contiene delle nuove versioni riarrangiate delle hit di Den Harrow.
Tra il 1998 e il 1999 Den Harrow è poi ospite fisso del programma televisivo "Meteore". Inoltre parte per un nuovo tour di 60 tappe.

Nel 2000 però, Den Harrow, spinto dall'enorme successo del revival 80, diviene ideatore e produttore del progetto "80s All Stars Project", che si prefigge l'obiettivo di radunare i più grandi cantanti della Dance Italia 80 con lo scopo di pubblicare un album di canzoni inedite. Poi fallito.

Nella sua vita privata non poche perle di Gossip come quando si è incatenato sotto la casa dell'ex moglie a a Rezzato (Brescia) per far valere i suoi diritti di padre, per poter vedere la figlia di 6 anni. Den Harrow si è ribellato così alla sentenza del Tribunale di Brescia che ha sospeso le sue visite private paterne alla bambina.



Sorvoliamo poi sulla sua parentesi nell'Isola dei famosi. Come non ricordare le lacrimone impregnate di mocciolo in diretta televisiva..



Poteva starsene a casa, era meglio. Mannaggia Den, che mi combini?..

GENERE MUSICALE
Dance

CLASSICI

Mad Desire, Badboy, Future Brain, Catch the fox, Don't break my heart

lunedì 14 maggio 2007

Ma come ca### se fà ?



non aggiungo altro ...

Domenival !

Buongiorno a tutti amici ed amichette.. solito rientro dalla Capitale..
Una domenica pigra e musicale. Dopo l'ottimo pranzo e gli ottimi spuntini a seguire, la mia dolce metà ( nel senso che pesa esattamente, e non scherzo, la metà di me..), mi ha sfoderato una serie di perle italiane anni sessanta e settanta a me sconosciute ( devo dire che ci sono rimasto piuttosto male, mi consideravo un esperto, dopo il maestro naturalmente, ed invece..). Ed ecco qua spuntare un bellissimo brano di Mina dal testo semplice e dalla musicalità perfetta dal titolo che é tutto un programma, " Bugiardo e incosciente ". Avrei voluto inserirlo in questo Post ma la qualità del video era veramente scadente. Ho scelto quindi questo pezzo, frutto del genio di un giovane ed imminente suicida.. e lo dedico alle donne che soffrono o hanno sofferto per amore.. Pertanto anche alla mia.
Per farmi perdonare. Una pò di buone vibrazioni non guastano mai..

Luigi Tenco - Vedrai Vedrai

domenica 13 maggio 2007

DI TUTTO DI PIU'

"Una democrazia non puo` esistere se non si mette sotto controllo la televisione,o più precisamente non puo` esistere a lungo fino a quando il potere della televisione non sarà pienamente scoperto.Dico cosi` perche` i nemici della democrazia non sono ancora del tutto consapevoli del potere della televisione.Ma quando si saranno resi conto fino in fondo di quello che possono fare la useranno in tutti i modi,anche nelle situazioni più pericolose.
Ma allora sarà troppo tardi." Karl R. Popper


Oggi si dimissiona un consigliere d'amministrazione che non 'obbedisce' domani...