martedì 20 maggio 2008

Il gigante dai piedi d'argilla



Mentre il signor Wang, che ha perso la nipote nel crollo della scuola di Ju Yuan, denuncia alla stampa che gli edifici erano fatti di "dou fu zha" (cioè di tufo), il governo cinese ordina l'apertura di un'inchiesta sulle strutture scolastiche distrutte dal terremoto in Sichuan, rendendo noto che eventuali responsabili dovranno rispondere del proprio operato e far fronte a sanzioni. "Se dovessimo verificare che vi sono stati problemi legati alla costruzione degli edifici scolastici, tratteremo i responsabili senza alcuna tolleranza", dichiara Han Jin, un responsabile del ministero dell'Istruzione.



E' questo l'aspetto più torbido e per molti versi inquietante del disastro: il sospetto che il grande boom immobiliare che sta trasformando la Cina e trainando gli investimenti sia, quasi alla lettera, un gigante dai piedi d'argilla.Secondo Poon Siu To - giornalista freelance che collabora con Asia Times - la stessa Chengdu, "capitale del Sichuan a circa 93 km dall'epicentro del sisma, ha annunciato un investimento di 10 miliardi di yuan [circa un miliardo di euro, ndr] per costruire una nuova città nella sua periferia nord. I fatti recenti ci dicono che Chengdu avrebbe fatto meglio a spendere quei soldi per migliorare e rafforzare le strutture già esistenti".

La Cina corre e costruisce, ma non si sa molto della qualità dei nuovi edifici.Nei grandi progetti di ristrutturazione urbana, i funzionari locali possono espropriare terreni e case per conto del governo. Questo meccanismo favorisce la corruzione, anche perché autorità politiche e palazzinari a cui vanno gli appalti sono spesso le medesime persone o appartengono alle stesse famiglie.

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