FREQUENZE E DISSONANZE: Una strana aria

martedì 12 giugno 2007

Una strana aria

C'é una strana aria in giro, non solo qui, dove regna una calma piatta, mentre riceviamo continue visite da tutto il mondo. Pochi gli argomenti e la voglia, pochi gli stimoli intellettivi e creativi, sarà questo giugno autunnale o il desiderio di staccare tutto ed andare in vacanza, si respira un aria malinconica, invasa di negatività.. sarà solo un impressione, non so, comunque io sono vivo e saluto voi fantasmi e tutti gli Amici con la a maiuscola. In quest'ultimo periodo ho fatto una sana ripulita nel catalogo.. degli amici appunto.. e ne sono orgoglioso. Sabato Marco Josto avrebbe compiuto 29 anni, ma é molto più vivo di molti di noi.. Voglio ricordarlo cosi', con un suo lavoro a cera del 1996 dal titolo La solitudine. Auguri Marco.

6 commenti:

pirulo ha detto...: La malinconia di cui parli so io come si chiama:
DICHIARAZIONE DEI REDDITI. Altro che malinconia...Ucciderebbe chiunque.
Comunque a parte gli scherzi, è quasi ora di andare in vacanza, staccare la spina e basta.
Sto dando un'occhiata in giro, forse me ne andrò in Madagascar da solo, e poi in Croazia con Paola, portafoglio permettendo.
Il quadro è molto bello, e rispecchia perfettamente la solitudine, è un pò triste, (o malinconico), mi fa pensare a "L'urlo" di Munch, per lo stile e per le sensazione che trasmette. L'albero è spoglio (o sono io con il mio daltonismo che non vedo fogliame), e l'uomo sembra essere a capo chino, il sole è al tramonto, o è gia tramontato, tutte cose che rafforzano l' aria di solitudine che vuole rappresentare. Questo è quello che ha dato a me.; 12 giugno 2007 alle ore 14:13
Centro Studi Marco Josto Agus ha detto...: grassias frantziscu, grassias "frequentzias e male sonaras" (dissonanze), pro s'amméntu de marcu zostu.

grassias pirulu, pro sa descritzione de sa pintura "Solidàe" de marcu zostu e pro cussu chi t'ari fattu intendiri in s'animu.

luciana maria, beniamino, maria, alessandra, emanuela, italo, antonino g.a., luciano, franco e tutti gli amici-amiche di marco josto, di ieri, di oggi, di domani, di sempre.; 12 giugno 2007 alle ore 15:24
Urbano ha detto...: Che dire .....
BUON COMPLEANNO Marco !!!; 12 giugno 2007 alle ore 16:17
Urbano ha detto...: ho provato anche a postare sul blog di Marco ... ma non potevo ...; 12 giugno 2007 alle ore 16:22
Matero ha detto...: purtroppo tocchi un nervo scoperto, come sai Francesco... quello che fà PIU' male credo, come ha detto anche questa mattina Stefano
è l'impotenza, il non aver capito fino in fondo e il non aver potuto aiutare un "AMICO" in difficoltà! ciao Marco; 12 giugno 2007 alle ore 17:09
Roberto Alfatti Appetiti ha detto...: Bellissimo il quadro di Marco, davvero!
Da parte mia ho avuto giornate complicate, costellate di spiacevolezze, però una sbirciatina vengo sempre a darla.
Un salutone a tutti.; 12 giugno 2007 alle ore 19:17

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Albert Einstein(1879 - 1955) Non si può mettere in dubbio il fatto che la crisi mondiale e le sofferenze e le privazioni che ne risultano ai popoli siano in qualche modo responsabili dello sconvolgimento gravido di pericoli di cui siamo testimoni. In periodi come questo lo scontento genera odio, e l'odio spinge ad azioni di violenza e di rivolta, e spesso anche alla guerra. (...) Ancora una volta gli uomini di Stato portano il peso di tremende responsabilità (...). Possano esse riuscire, attraverso un accordo tempestivo, a creare in Europa una politica unitaria sancita da chiari impegni internazionali, cosicché a tutte le nazioni un'avventura bellica appaia un'avventura disperata. (...) Non si tratta solo del problema tecnico di assicurare e conservare la pace, ma anche dell'importante compito di educare e illuminare le menti.

Omaggio a Tiziano

... ci sono giorni nella vita in cui non succede niente, giorni che passano senza nulla da ricordare, senza lasciare una traccia, quasi non fossero vissuti. A pensarci bene, i più sono giorni così, e solo quando il numero di quelli che ci restano si fa chiaramente più limitato, capita di chiedersi come sia stato possibile lasciarne passare, distrattamente, tantissimi. Ma siamo fatti così: solo dopo si apprezza il prima e solo quando qualcosa è nel passato ci si rende meglio conto di come sarebbe averlo nel presente. Ma non c'è più. (Tiziano Terzani)

Sintesi di una vita e di un pensiero

Nasco ogni mattina e muoio ogni sera. Per me ogni giorno è una vita, ogni ora una stagione, ogni minuto un giorno. Ho una mente iperattiva, gran cuore, fantasia, estro, e grandi mani che sanno fare. Scrivere, dipingere, costruire, digitare tasti inerti per crearne emozioni, dita veloci, che sanno sfiorare dolcemente e piegare il più duro dei metalli. Ho una donna che mi ama. Ed un figlio, che non si lamenta, non piange, e, soprattutto, non sarà costretto a crescere inerme in questa società disgregata ed alienante. Ha il mio stesso nome. La mia creatura, frutto del mio pensiero e della mia anima più vera. Morirà con me, almeno non soffriremo per la reciproca mancanza, un vantaggio in più. Ho dei valori forti e puri. Amicizia, lealtà, fedeltà. Non riesco ad immaginarmi vecchio, sofferente, triste. Ho qualche difetto come tutti, forse qualcuno in più. Sono un folle spirito apolide. Mi mancherà solo il non poter assistere al mio funerale, sono sicuro che sarà pieno di amici ed amiche? Casa, auto, conto in banca ? No grazie, preferisco vivere, o meglio sopravvivere, una Vita al giorno.

Colonna sonora: Playing with Love di E. Morricone
Dal film “La leggenda del Pianista sull’Oceano”
ispirato a Novecento – Un monologo – Alessandro Baricco - Edizioni Feltrinelli

Il libro racchiude la storia, raccontata dall'amico suonatore di tromba, sotto forma di monologo, di Danny Boodmann T. D. Lemon Novecento, pianista sul transatlantico Virginian. Abbandonato sulla nave da emigranti, viene allevato da uno dei componenti dell'orchestra. I suoi elementi naturali divengono il transatlantico, il mare e la musica. Non è mai sceso a terra e vive ed esiste solo sul Virginian dove presto diventa un pianista di successo. Anche se non ha mai visto che mare e porti, viaggia moltissimo, con la fantasia, carpendo le notizie dai passeggeri che incontra. A 32 anni decide di scendere a terra, ma all'ultimo momento Novecento ci ripensa e corre a rifugiarsi nuovamente nell'antro della nave.

da “La Leggenda del pianista sull’Oceano”

Tutta quella città... non se ne vedeva la fine..../ la fine, per cortesia, si potrebbe vedere la fine?/ E il rumore/ Su quella maledettissima scaletta...era molto bello, tutto...e io ero grande con quel cappotto, facevo il mio figurone, e non avevo dubbi, era garantito che sarei sceso, non c'era problema / Con il mio cappello blu / Primo gradino, secondo gradino, terzo gradino /Primo gradino, secondo gradino, terzo gradino / Primo gradino, secondo / Non è quel che vidi che mi fermò / E'' quel che non vidi / Puoi capirlo fratello? E' quel che non vidi... lo cercai ma non c'era, in tutta quella sterminata città c'era tutto tranne /C'era tutto / Ma non c'era una fine. Quel che non vidi è dove finiva tutto quello. La fine del mondo /Ora tu pensa: un pianoforte. I tasti iniziano. I tasti finiscono. tu sai che sono 88, su questo nessuno può fregarti. Non sono infiniti, loro. Tu sei infinito, e dentro quei tasti, infinita è la musica che puoi fare. Loro sono 88. tu sei infinito. Questo a me piace. Questo lo si può vivere. Ma se tu / Ma se io salgo su questa scaletta, e davanti a me /Ma se io salgo su questa scaletta e davanti a me si srotola una tastiera di milioni di tasti, milioni e miliardi / Milioni e miliardi di tasti, che non finiscono mai e questa è la vera verità, che non finiscono mai e quella tastiera è infinita / Se quella tastiera è infinita, allora / Su quella tastiera non c'è musica che puoi suonare. ti sei seduto su un seggiolino sbagliato:quello è il pianoforte su cui suona Dio /Cristo, ma le vedevi le strade? / Anche solo le strade, ce n'era a migliaia, come fate voi laggiù a sceglierne una /A scegliere una donna / Una casa, una terra che sia la vostra, un paesaggio da guardare, un modo di morire /Tutto quel mondo / Quel mondo addosso che nemmeno sai dove finisce / E quanto ce n'e' /Non avete mai paura, voi, di finire in mille pezzi solo a pensarla, quell'enormità, solo a pensarla? A viverla.../Io sono nato su questa nave. E qui il mondo passava, ma a duemila persone per volta. E di desideri ce n'erano anche qui, ma non più di quelli che ci potevano stare tra una prua e una poppa. Suonavi la tua felicità, su una tastiera che non era infinita.Io ho imparato così. La terra, quella è una nave tropo grande per me. E' un viaggio troppo lungo. E' una donna tropo bella. E' un profumo troppo forte. E' una musica che non so suonare. Perdonatemi. Ma io non scenderò. Lasciatemi tornare indietro. Per favore / ......... qui a seguire il pezzo in cui lui incide sulla nave, e dopo numerose insistenze, un suo brano, meraviglioso, per poi prenderne l'unica copia e spezzarla, perché non riesce a donarlo alla donna che ama, e che osserva da un oblò mentre suona, un splendida metafora della mia visione della vita e della musica, senza la quale tutto é vuoto ... FRANCESCO