domenica 17 agosto 2008

da Kant ad Aristotele: Etica Nicomachea (sull'azione morale)


Si potrebbe porre la questione in che senso noi diciamo che, necessariamente, è compiendo azioni giuste che si diventa giusti, e temperanti compiendo azioni temperate: se, infatti, si compiono azioni giuste e temperate si è già giusti e temperanti, allo stesso modo che se si compiono azioni secondo le regole della grammatica e della musica, si è grammatici e musici. Ma non si dovrà rispondere che le cose non stanno così neanche nel campo delle arti? Infatti, è possibile fare qualcosa secondo le regole della grammatica sia per caso sia per suggerimento d’altri. Dunque "grammatico" uno sarà solo quando abbia fatto qualcosa secondo le regole della grammatica e lo abbia fatto da grammatico, cioè in virtù della scienza grammaticale che possederà in se stesso. Inoltre, non c’è neppure somiglianza tra il caso delle arti e quello delle virtù. I prodotti delle arti hanno il loro valore in se stessi: basta, dunque, che essi abbiano determinate caratteristiche. Invece le azioni che traggono origine dalle virtù non basta che abbiano un determinato carattere per essere compiute con giustizia o con temperanza, ma occorre anche che chi le compie le compia possedendo una certa disposizione: innanzi tutto deve conoscerle, poi deve sceglierle, e sceglierle per se stesse; infine, in terzo luogo, deve compierle con una disposizione d’animo ferma ed immutabile. Queste condizioni non entrano nel conto per il possesso delle altre arti, tranne il sapere stesso: mentre per il possesso delle virtù il sapere vale poco o nulla, le altre condizioni non poco ma tutto possono, se è vero che è dal compiere spesso azioni giuste e temperate che deriva il possesso delle virtù corrispondenti. Così, dunque, le opere si dicono giuste e temperate quando sono tali quali le compirebbe l’uomo giusto e il temperante: ma giusto e temperante è non chi semplicemente le compie, bensì chi le compie anche nel modo in cui le compiono gli uomini giusti e temperanti. È dunque esatto dire che il giusto diviene tale col compiere azioni giuste e il temperante col compiere azioni temperate: e senza compiere queste azioni nessuno avrà neppure la prospettiva di diventare buono. Ma i più non fanno queste cose, e rifugiandosi invece nella teoria credono di filosofare e che così diverranno uomini di valore; così facendo assomigliano a quei malati che ascoltano, sì, attentamente i medici, ma non fanno nulla di quanto viene loro prescritto. Così, dunque, quelli non guariranno il loro corpo se si cureranno in questo modo, né questi la loro anima se faranno filosofia in questo modo.

2 commenti:

benag ha detto...

Significativo questo "passaggio" dell’"Etica a Nicomaco", da te proposto. Ed altresì significativo l'accostamento nel titolo dei due grandi Filosofi. Sull'immagine sarebbe per me di interesse conoscere qualche elemento (so che è antica, ma non ne conoscono le ragioni che l'hanno ispirata).
benag
p.s.: splendida la nuova foto del titolo. Ed ancora (ma forse lo sai): il sito si "impalla" spesso ed è difficile aprirlo.

Francesco Panella ha detto...

Litografia Amicizia, amore e verità, pubblicata da Currier & Ives, del 1874. Il sito si impalla a causa della foto presente in testa al Blog, di alta qualità.