lunedì 26 maggio 2008

Felicità islandese



Un nuovo studio rivaluta la "terra dei ghiacci". E cronisti e studiosi di tutto il mondo s'interrogano sul segreto del vivere bene.

La ricchezza di un Paese non è tutto. Mentre si discute dell’attendibilità del Prodotto interno lordo quale indicatore della qualità della vita, una nuova approfondita ricerca ha cercato di capire dove si può trovare la felicità e, a sorpresa, si è scoperto che è nella freddissima Islanda.

Lo studio, condotto da Andrew Leigh dell’Australian National University e da Justin Wolfers della Wharton University (Pennsylvania), oltre al Pil ha preso in considerazione altri rivelatori di benessere, in totale ben 24, come l’aspettative di vita, l’educazione e gli standard di vita, il livello dei suoi artisti ..

Bjork- Joga

10 commenti:

Urbano ha detto...

L'Islanda...casualmente :)

Francesco Panella ha detto...

Stò entrando anch'io nel tunnel metafisico del folletto islandese

Roberto ha detto...

Mi dissocio dallo studio. Secondo me il vivere bene non puo' essere quantificato. Dipende dal carattere delle persone, dalla formazione etc. Voi ad esemptio vedete un Italiano vivere 6 mesi al buio ed al freddo?

Se poi parliamo di economia, il loro stato non e' proprio cosi' brillante.
Da Wikipedia:
Inflazione nel 2008: 11.8%
"Foreign debt has risen to more than five times the value of its GDP, and Iceland's Central Bank has raised short-term interest rates to nearly 15% in 2007".

The economist http://www.economist.com/world/europe/displaystory.cfm?story_id=11090291):
"In brief, the Icelandic economy is in trouble, thanks to a huge amount of foreign debt incurred by its banks.


E in piu' hanno scelto di restare fuori dall'Unione Europea....
The outcome in 2008 has been a slump in the krona, which has fallen against the euro by almost 30%

Sembrerebbe che la Norvegia stia cercando di aiutarli....

Se dovessi tirare le somme: un paese affascinante per un turista, ma con basso fervore culturale (un'isola di 300 mila abitanti), e non proprio un calore "latino" degli abitanti. In piu' un'economia non brillante. Anche se Bjork e' un ottimo ambasciatore del suo paese, e ci da' un'immagine ultra-positiva. Quando l'erba del vicino e' sembre piu' verde.....

Francesco Panella ha detto...

Ciao Roby, lo studio, pubblicato il 23/05/08 in Scienze e Tecnologie, ha come scopo non quello di quantificare il prodotto interno lordo quale indicatore della qualità della vita, ne il clima (sicuramente non facile) del paese preso in esame. Questo lavoro ha preso in considerazione altri rivelatori di benessere, in totale ben 24, come le aspettative di vita, l’educazione e gli standard di vita. Al secondo posto, dopo l’Islanda, si è collocata l’Australia: due Paesi decisamente antitetici, per localizzazione, clima e sviluppo. Fanalini di coda le nazioni dell’ex Unione Sovietica: Russia, Ucraina, Romania e Bulgaria. Per quanto concerne poi la scelta di restar fuori dall'Euro, beh!.. ecco .. chiamali stupidi !

Roberto ha detto...

Ciao Franz,

credo sia lodevole quantificare la vivibilita' oltre il PIL. Tuttavia credo che queste classifiche lascino il tempo che trovano. Da questo punto di vista, per una volta, sono d'accordo con Sgarbi che ha detto che cio' che conta non e' la qualita' della vita, ma la quantita' (intesa come quantita' di emozioni, arricchimenti culturali, etc...concetto derivato da Blake, Coleridge e tutta la corrente romantica Anglosassone).

Se l'euro ha dei meriti, sono di scongiurare l'inflazione ed essere una moneta forte.
In 5 mesi l'euro ha guadagnato il 30% rispetto alla Corona Islandese. E per un paese che importa quasi il 90% dei propri prodotti, non e' cosa da poco....
A livello economico ed a livello di vulnerabilita' economica ci hanno sicuramente rimesso. Tuttavia l'Unione Europea impone delle quote di mercato per la pesca che avrebbe portato un certo ridimensionamento del loro mercato (prima fonte di guadagno). Il governo ha fatto le sue scelte. Le conseguenze, purtroppo, non sono sempre prevedibili....

Roberto ha detto...

Ah dimenticavo.....l'Islanda resta sempre e comunque un bellissimo paese da visitare!!!

Francesco Panella ha detto...

Caro Rob, io penso che la mia ignoranza in materia di economia internazionale mi porti ad avere probabilmente una visione limitata del quadro d'insieme. Ritengo tuttavia che all'atto pratico, l'Euro ha contribuito a portare l'Italia ad un significativo e preoccupante periodo di recessione e di disagio. Mai come oggi, nel commercio, negli investimenti, nelle speculazioni economiche, ma soprattutto nella vita di tutti i giorni, la gran parte della popolazione soffre costantemente di carenza cronica di denaro. I salari e gli stipendi sono ai minimi storici, e il costo della vita è esponenziale. Tutto questo a vantaggio delle classi più agiate. L'Euro ci ha ridotto in povertà, e questo è innegabile, poi i discorsi legati alla moneta forte ed alla equiparazione valutaria con la comunità europea sono affascinanti e indiscutibili teorie macroeconomiche di tutto rispetto. Che ne pensi ?

Roberto ha detto...

Quello che tu dici e' vero, ma non credo sia imputabile all'Euro.

Avere una moneta forte non e' una teoria macroeconomica, ma e' facilmente applicabile alla vita di tutti i giorni. Un esempio pratico: avere una moneta svalutata del 30% in un anno rispetto all'euro, per l'Italia significherebbe che ogni kWh comprato dalla Francia, costerebbe il 30% in piu', cioe' una bolletta aumentata del 30%. Stessa cosa per benzina, e tutto cio' che importiamo. Se non ci credete, fate un giro in Islanda o in Norvegia e date un'occhiata ai prezzi.
L'economia italiana non e' solida come quella Inglese e le conseguenze di un'uscita dall'Eurozona sarebbero disastrose. Quando si dice che l'Italia fara' la fine dell'Argentina, possiamo star tranquilli, l'euro non si svalutera' mai. La lira era altrettanto sicura?
L'euro ha portato in tutta l'euro zona una momentanea, ma significativa inflazione (in Italia, la famosa equazione 1 euro=1000 lire ha comportato un aumento dei prezzi incredibile), il cosi' detto "cost of introduction". Questo costo e' stato pagato anche politicamente. Quando Olanda e Francia (due paesi noti per essere europeisti) hanno bocciato tramite referendum la costituzione Euroea, si era dinnanzi un chiaro segnale di protesta del popolo verso l'euro e la conseguente inflazione (momentanea). Questo fenomeno di inflazione pero' e' momentaneo, tanto e' vero che economie solide dell'eurozona (Germania, Olanda, Irlanda, Lussemburgo, etc) hanno recuperato velocemente. L'Italia ha un prodotto interno lordo fermo (o piu' o meno fermo) da anni, per una serie di probelmi strutturali che, aihme', l'attuale classe politica (destra, sinistra, centro) non sembra in grado di risolvere....

Roberto ha detto...

Ah, 2 note:

- Anche volendo, l'Islanda non potrebbe avere l'Euro. Dovrebbe prima far parte dell'Unione Europea.
- Paesi non proprio Europeisti, come la Danimarca, hanno rifiutato l'Euoro, ma hanno fissato i tassi di cambio ('exchange rate mechanism'). Di fatto, la loro moneta e' rimasta la stessa, ma solo in apparenza. Forse non lo sanno, ma hanno anche loro una sorta di euro in casa. Forse questo rassicura la popolazione....

Francesco Panella ha detto...

Ok. M'hai convinto.