Fonte: Corriere della Sera
NAIROBI (KENYA) - Lo chiamano già « Il ponte del secolo» e, se sarà realizzato, batterà tutti i Guinness dei primati collegando le coste di Gibuti con quelle dello Yemen. Tareq Mohammed Bin Laden, principale azionista del Saudi Bin Laden Group e fratellastro del ben più conosciuto califfo del terrore, Osama, ha fatto la spola più volte nelle ultime settimane tra le due sponde dello stretto di Bab El Mandeb («Porta delle Lacrime») per avere dai presidenti dei due Paesi l'adesione alla sua grandiosa idea. Ora ha ottenuto l'ok. Il progetto del ponte è stato affidato alla società Middle East Development, sempre del gruppo Bin Laden, ed è quasi pronto, ma i dettagli sono segreti. Si sa solo che sarà sospeso, con un'autostrada e una ferrovia e, ai punti di partenza sulla terraferma, due agglomerati urbani di lusso. Il solo viadotto costerà tra i 10 e i 20 miliardi di dollari a seconda del disegno, del piano di lavoro e dei finanziamenti, mentre il progetto nel suo complesso potrebbe arrivare a 50. Per l'opera saranno necessari dai 7 ai 9 anni. Potranno passare da una sponda all'altra 100 mila auto al giorno e 50 mila viaggiatori in treno. Lo stretto di Bab El Mandeb, che separa l'Africa dall'Asia, misura nel punto in cui la distanza è minore — tra Ras Siyan, in Gibuti, e Ras Manhe-li, in Yemen — 27,4 chilometri. L'isola di Perim lo divide in due canali: quello orientale, Bab Iskender («stretto di Alessandro ») è largo più o meno tre chilometri e profondo 30 metri. Quello occidentale, Dact El Mayun, è largo poco meno di 25 chilometri e arriva a toccare la profondità di 310 metri.
Il nome dello stretto deriva dalla difficoltà che incontrano le navi per superarlo, ma qualcuno sostiene che provenga dalle lacrime versate quando un terremoto separò l'Asia dall'Africa. È uno dei tratti di mare più trafficati del mondo e non solo ora, giacché fa parte delle rotte del petrolio, ma da sempre. Secondo gli antropologi — che hanno compiuto studi sul Dna — da lì passò la prima migrazione degli umani che, comparsi in Africa più o meno 80 mila anni fa, si dispersero in tutto il mondo. La fase uno del progetto contempla la costruzione dalla costa yemenita all'isola di Perim e prevede anche una sorta di marciapiede mobile per consentire il passaggio dei pedoni; la seconda il salto verso Gibuti.
Tareq Mohammed Bin Laden ha coinvolto nel progetto ricchi finanziatori e ha già trovato negli Stati Uniti un gruppo di partner pronti a entrare nell'operazione. La società Noor City Development Corporation (Ncdc) di Napa Valley, in California (il cui presidente è un americano di origine kuwaitiana, Tarif E. Ayyad), afferma nel suo sito di essersi aggiudicata il ruolo di agente esclusivo per pianificare, costruire e gestire l'opera.
Secondo la rivista Africa Intelligence, tra le persone coinvolte nell'operazione ci sarebbero due ex membri dell'amministrazione americana: Gordon Humphrey, ora presidente dello Humphrey Group International e all'inizio degli anni '80 consigliere speciale del sottosegretario al Commercio; James Smith, un ex funzionario del Dipartimento dei Trasporti e, nel 1981, fondatore della società di pubbliche relazioni Smith Dawson & Andrews; e un ex consulente del governo americano, Daniel R. Richardson. Il compito principale della Noor è reclutare finanziamenti e appoggi politici in America, anche per evitare che qualcuno in seno all'amministrazione Usa possa avanzare riserve sull'operazione. La società di Tarif Ayyad ha quindi reclutato l'avvocato californiano John Connolly per contattare gli investitori potenziali. Con la sua «campagna americana » il fratellastro dell'uomo più ricercato del pianeta si è circondato di alcuni consiglieri potenti e rispettati, come Donald A. Simon, direttore generale dell'American Aeromedical Services Corporation. Reclutati nella squadra anche Angela Santos, influente giornalista brasiliana e l'ingegnere turco Salmeh Elkutup. Curiosità finale. Delle pubbliche relazioni si occuperà la fondatrice in Francia dell'agenzia Click (filiale della Click di New York) specializzata in sfilate di moda: Gisèle Attias Bonnouvrier.
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