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mercoledì 18 giugno 2008
Internet ? Roba da stupidi ..
Il web inebetisce. L’uso assiduo di Internet dissolve le migliori energie intellettuali, fino a omogeneizzare la mente come se fosse un budino.
Ne è convinto Nicholas Carr, che ha dato alle stampe The Big Switch: Rewiring the World form Edison to Google, un saggio, in cui l’autore ha fatto da cavia personale, smanettando sulla Rete e confermando analoghe teorie della neuroscienziata cognitiva Maryanne Wolf, direttrice del centro per la lettura e il linguaggio della Tufts University di Boston. Il periodico Atlantic Monthly ha ripreso il volume, strombazzandolo con una copertina dal titolo inequivocabile: “Google ci sta rendendo stupidi?”.
Sul banco degli imputati Internet come veicolo della massificazione, “sempre di più il nostro unico cordone ombelicale col mondo delle informazioni, al tempo stesso mappa, orologio, giornale, macchina da scrivere, calcolatore, telefono, radio e tv, si legge nel testo. "Quando la rete assorbe un medium, questo viene ricreato ad immagine e somiglianza della rete (…)", sentenzia Carr. "Il risultato è di disperdere la nostra attenzione e diluire la nostra concentrazione". L’abitudine alla lettura si sta estinguendo.
Ormai si utilizzano i libri quasi fossero sedativi. Un sonnifero da assumere a piccole dosi, considerate le difficoltà dell'uomo medio a soffermarsi più di qualche minuto su una pagina. È illuminante l’ammissione del premio Pulitzer Leonard Pitts: “scopro di non essere il solo che sta perdendo l’abitudine alla lettura. Ormai riesco a digerire la scrittura a piccoli blocchi. Avevo un libro d recenisre in poco tempo. È stata una faticaccia”.
In fondo è una parte di una profezia che si autoavvera. Sergey Brin, fondatore insieme a Larry Page del motore di ricerca più cliccato al mondo, aveva preconizzato un futuro cyborg nel quale la gente andrà in giro con un microchip di Google inserito all'interno della scatola cranica. Il gigante californiano sarebbe artefice di questa mutazione antropologica. Formatterebbe le menti, organizzando la conoscenza secondo operazioni meccaniche, assimilabili alle azioni degli operai nella catena di montaggio. La neocivilizzazione digitale sta producendo un analfabetismo di ritorno, una “dotta ignoranza” capace di alterare alcuni processi cognitivi e frantumare la capacità di concentrazione. Non sono critiche del tutto inedite. Facendo una comparazione ardita anche l'invenzione della stampa da parte di Gutenberg venne avversata come la peste. I disturbi da dipendenza, le ossessioni complusive e i disagi maniacali degli internauti, l'alienazione da chat addict si moltiplicano. Effetti nefasti dell’egemonia culturale del World Wide Web.
C’è da chiedersi soltanto se i rischi di una lobotomizzazione cerebrale di massa siano fondati o ci sia un allarmismo di tipo orwelliano nelle previsioni di Carr?
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