martedì 15 aprile 2008

Elezioni: gli italiani firmano la rivoluzione



Oggi in parlamento nasce il bipolarismo, con pochissimi gruppi e la scomparsa di simboli storici. Ora tocca a Berlusconi: non avrà scuse per non mantenere le promesse fatte. E' una rivoluzione quella uscita dalle urne. Per la prima volta in Italia si forma un bipolarismo vero col Pdl a 340 seggi alla Camera (maggioranza 315) e 171 al Senato (maggioranza 161 compresi i senatori a vita) e il Pd rispettivamente a 239 e 130. Per la prima volta in parlamento siedono pochissimi gruppi: 6 alla Camera contro i 20 dell’ultima legislatura, 4 al Senato contro 10 (compresi i gruppi misti). E' l'effetto combinato di due fattori.

La legge elettorale (Porcellum) che, piaccia o meno, con le soglie di sbarramento ha azzerato la rappresentanza ai partiti minori, e il voto degli italiani che (piaccia o meno) ha premiato i poli a scapito degli "estremi". Sconfitti clamorosamente La Sinistra l'Arcobaleno (3%), La Destra (2,4%), come pure i centristi duri e puri dell'Udc che pur attestandosi al 5,6% (sempre alla Camera) entrano in Senato con soli 3 seggi. Cancellati da palazzo anche i Socialisti, che siedevano in parlamento da fine 1800 e molti simboli storici (dalla Falce e Martello alla Fiamma).

Dalla matita copiativa degli italiani esce un altro risultato clamoroso: il trionfo degli "alleati". La Lega Nord vola infatti oltre l'8% mietendo successi sia al Nord che nella “rossa” Emilia dove sfiora l’8%. Anche Di Pietro con L’Italia dei Valori incassa un ottimo 4,3%.

Che succede ora? Berlusconi dovrà tramutare le promesse in fatti. Con una maggioranza così solida non avrà scuse per non abbassare le tasse, far ripartire l’economia, rendere l’Italia più sicura o fare le riforme. Certo dovrà fare i conti con il "bipolarismo interno" di Bossi il quale, a sua volta, non avrà scuse per non svelare cosa intende veramente per federalismo. Dall'altra parte, il Pd potrà cogliere un'occasione vera per svolgere il suo ruolo, preparandosi a sostituire questo governo: a fine legislatura o prima, nel caso in cui qualcuno pensasse di uscire anzitempo dal Pdl tradendo un mandato popolare che non è un assegno in bianco.

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